Oltre 100 film e qualche spettacolo teatrale, De Sica lascia scorrere il tempo alle sue spalle, facendo trionfare i suoi 62 anni di splendore ed energia. In tournée con il musical ‘Cinecittà’, racconta le storie depositate nella memoria partendo dall’infanzia, legate alle comparse che speranzose di sogni, mettevano piede allo Studio 5 e come lui stesso ha fatto, muovevano i primi passi nel magico mondo della celluloide.
Storie che lui porta in scena con un testo scritto in collaborazione con Riccardo Cassini, Marco Mattolini e Giampiero Solari e che vede la partecipazione al suo fianco di Daniela Terreri, Daniele Antonini ed Alessio Schiavo. Oltre 20 orchestrali ed 8 ballerini guidati da Franco Miseria, omaggiano i fasti della città del Cinema cercando di far divertire ed emozionare la platea.
In tour per tutta Italia, dopo un ottimo successo a Milano, dall’11 Marzo lo spettacolo sarà in scena al Teatro Brancaccio di Roma. In occasione della presentazione dello spettacolo nella sua amata città natale, Christian ha raccontato il ricordo a lui più caro, quello della prima volta negli studios quando, assistendo ad una scena girata dal papà, seduto accanto a Rossellini che dirigeva, si sentì rivolgere la domanda ‘Ma che vuoi fare l’attore tu? Ma lascia perdere, sono tutti mezzi fannulloni’. Consiglio che fortunatamente non seguì.
Teatro.org ha voluto soddisfare alcune curiosità con l’artista, disponibile e pronto allo scambio di battute.
Cosa ti sta regalando questo Musical?
Mi sta regalando tanto amore da parte della compagnia e del pubblico. Questo si nota, il pubblico lo avverte che c’è un bel feeling tra di noi dagli orchestrali, i ballerini, gli attori che sono in scena, mi porto in giro 40 persone e con grande successo. La cosa più bella è questa, che il pubblico si diverte. Alla fine di uno spettacolo sono andati da mia moglie e le hanno detto ‘ma dura soltanto un’ora?’ e mia moglie ha risposto ‘no guardi signora dura due ore e dieci’. Questo è il più bel complimento per uno che fa il mio mestiere. Di solito a teatro ci si rompe molto le palle, ci sono antri bui dove ci sono dei deficenti che fanno dei monologhi da soli come dei matti. Parlo del teatro mio leggero, quello che conosco. Invece questo è uno spettacolo modernissimo nonostante sia fatto da un sessantenne che parla di cose passate. E’ uno spettacolo post moderno, se vogliamo fare gli acculturati.
Uscire dal set e salire sul palco. Quale di queste due azioni è per te più difficile emotivamente?
Tutto è facile e tutto è difficile. A teatro sei un equilibrista senza rete, te la fai sotto quando hai paura perchè se sbagli e caschi ti fai male. Non c’è il doppiaggio, non c’è il montaggio. Il cinema è più familiare, è un mestiere più intimo, è fatto di sbagli, di sospiri perchè è più vicino alla realtà. A teatro quando cade ad esempio un fiore, ancora ci si meraviglia. Il teatro fa bene perchè ti ripulisce di tante cose, capisci gli errori. Quello che chiedo sempre ai direttori dei teatri è di lasciarmi il pubblico illuminato. Non è mai buio con me perchè voglio vedere le facce. Così diventa una specie di salotto di casa dove c’è uno zio che parla e racconta un po di fesserie, cose divertenti. Però mi regolo, se si annoiano accorcio, se si divertono allungo. Non voglio le luci in faccia, il vedere il niente o il nero. Io devo vedere le facce in platea. Così sto bene. E questo arriva, alla fine si alzano in piedi, si divertono
Quanto manca Vittorio oggi e se ci fosse, come vorresti lavorare con lui?
Ho fatto una piccola cosa con papà. Oggi, poveraccio, a vedere il paese così, gli prenderebbe un colpo perchè chiaramente è peggiorato. Però sono sicuro che gli piacerebbe molto starci perchè a lui piaceva molto vivere e gli piaceva molto l’Italia. E me, avrei la fortuna di poter chiedergli ancora qualche cosa di più, almeno come si vincono certe paure, certe angosce. Pensa a quante domande gli avrei potuto fare e non ho potuto farle!
Progetti immediati oltre il Musical?
Un paio di offerte di film, uno comico ed un altro drammatico. Vediamo cosa esce fuori. Ma sai col cinema non puoi parlare fino a quando non dici ‘motore-azione’ possono dire ‘non ci sono piùi soldi, annamo a casa’. Non si sa mai, è tutto così. Questo è un paese di matti è!